Questo tipo di allenamento spinge l’atleta a raggiungere e superare i propri limiti fisici. Basandosi su criteri come la densità di workout, esso determina il raggiungimento di alcuni obiettivi entro un certo arco di tempo, riducendo al minimo il recupero tra le varie serie.
Il workout EDT è stato teorizzato da un body-builder statunitense, Charles Staley, che ha definito i parametri di intensità, volume, frequenza e soprattutto densità. La densità dell’allenamento corrisponde al rapporto tra la durata totale sotto tensione e la somma dei tempi di recupero che intercorrono tra le varie serie.
Un allenamento più denso dovrà avere tempi di tensione complessiva elevati e pause estremamente ridotte: è bene sottolineare come non ci si riferisca ad esecuzioni svolte lentamente ma al numero di ripetizioni.
Questo tipo di allenamento si suddivide in fasi definite zone PR: esse durano dai 15 ai 20 minuti e sono separate tra loro da cinque-dieci minuti di pausa. Per ogni zona si eseguono due esercizi per un totale di quattro/sei esercizi ad ogni sessione; gli esercizi di ogni zona sono eseguiti con superset intervallati da una brevissima pausa che varia dai 15 ai 30 secondi ma che può essere eventualmente aumentata in caso di affaticamento accumulato man mano che si procede con l’allenamento. Si passa poi da un PR all’altro fino ad un tempo predefinito di circa 20 minuti.
L’allenamento basato sulla densità non mette in primo piano il numero delle serie o di ripetizioni ma il rapporto tra tempo totale sotto sforzo e tempi di pausa.
Le linee guida proposte dal suo ideatore ci suggeriscono di:
Lo stimolo indotto da questo tipo di work auto sembra essere rivolto soprattutto alla resistenza ma anche all’ipertrofia, seppur in misura minore.